Monday, November 08, 2010

Kavafis e la lupa del terzo millennio

La lupa della Roma antica mi riporta ai toni arcaici ma quanto mai vivi di questa bellissima poesia che canta il disincanto degli intellettuali di tutti i tempi. Potrei dire in rima: quanto affanno oggi metto in mano ad Alemanno! Ma domani ad altri ancora...chissà!

Ci avessero pensato

Padroneggio il greco(Aristotele, Platone
li conosco a menadito, per non parlar poi
di oratori e di poeti).
M’intendo poi di cose militari…
Nell’amministrazione me la cavo.
Un anno fa ho soggiornato sei mesi ad Alessandria
e posso dire di conoscere (è sempre utile) le faccende
di laggiù: le intenzioni di Kagergete e le altre malefatte
Insomma mi reputo perfettamente adatto a servire questo paese
mia patria diletta, la mia Siria.
Ovunque, farò di tutto
per essere utile al paese. Le mie mire sono queste.
Se i loro metodi poi me lo impedissero
-li conosciamo i furfanti, perché parlarne?
Se mi impedissero che colpa ne avrei?
Per prima cosa vado da Zabina,
se a quell’ebete non piaccio andrò da Gripo, il suo rivale;
se l’imbecille non mi vuole
ricorrerò direttamente a Ircano.
Uno dei tre mi vorrà pure.
Con la coscienza sono a posto,
è una scelta che mi lascia indifferente.
Tutti e tre fanno del male alla Siria.
Colpa mia se sono malridotto?
Cerco da pover’uomo di acconciarmi.
Potevano pensarci i sommi dei
di farne un quarto, buono.
Con che gioia andrei con lui.

C.Kavafis- Settantacinque poesie- Einaudi pag 177
Quanti Zabina, Gripo, Ircano ho incontrato nel mio cammino di comunale desiderosa solo di apportare il suo contributo! Quante volte ho rimpianto i miei Maestri dell’Università, io eterna apprendista nella bottega della conoscenza! Case editrici di livello pubblicano i miei lavori ma, essendo priva di conoscenze,  mi bocciano ai concorsi ed è con questa acredine che io vedo la lupa della leggenda ululare non al dito ma alla luna dei sognatori e con la lanterna di Diogene intanto cerco, come nella poesia di Kavafis “quello buono” e con che gioia andrei con lui! E tu, lupa del millennio dell’ informazione, sarai coraggiosa figlia del dio della conoscenza Prometeo? Adotterai la logica della montagna, sia pur con il cuore dilaniato dai corvi togati di tutti i tempi? Saranno ancora le voci della palude che affossano il merito e lasciano a galla il privilegio a trovare conforto sotto il tuo seno? Ti immagino navigare in rete e partecipare ai forum, cercando nei blog non il gossip facile ma un filo per agganciarsi ad un senso, un filo che fa Rete perché è un legame. Quel filo potrebbe essere metaforicamente la corda di un alpinista. Nella palude è sovrano l'inganno delle sabbie mobili e vince l’astuzia. Nella montagna è sovrano il guardare in alto e la solidarietà della cordata e vince il Rinascimento, che altro non è che intelligenza collettiva messa sapientemente in Rete da sovrani illuminati. Non è un caso che il mio blog faccia appello alle comunità scientifiche e agli innovatori affinché ci si leghi e ci si sostenga a vicenda.
Ma la lupa allatta sempre gli stessi. Come nella poesia i malcapitati cercano in qualche modo di acconciarsi, ma a chi non rientra nei criteri rigidamente burocratici prestabiliti, il direttore del personale scrive (per essere in linea con lo stile, burocraticamente preciso che il numero di protocollo è il GB61476 del 30-7-2010) che non può partecipare al concorso interno per funzionario dei processi comunicativi in quanto la sua qualifica professionale non è idonea. Non essendo il malcapitato inquadrato nella famiglia della comunicazione non può partecipare. Alla faccia delle competenze trasversali e della valutazione delle risorse interne! Alla faccia del modello di stato aperto e inclusivo! Porti i paraocchi cara lupa? Quale giurisprudenza ti ha dotato di cotanto senno? Insomma, un laureato in sociologia con il massimo dei voti e con un Master in Comunicazione Interattiva e di Rete rilasciato dal Dipartimento della Funzione Pubblica, non è idoneo. In compenso è idoneo chi ha maturato cinque anni di anzianità (anche se privo di un percorso di studi specifico) presso uno sportelli Urp. Cara lupa capitolina, Il tuo governo saggio della città, la Roma Capitale del terzo millennio mette i laureati allo sportello e gli sportellisti ad occuparsi di processi comunicativi? Lo vogliamo chiamare col suo nome: familismo amorale? Mi rendo conto che a volte si preferisce un’altra definizione: contrattazione sindacale. Ma io credo che chi vuole capire capisce.
Lo so che si è sempre fatto così, che è il sole a girare attorno alla terra, infatti c’è chi fu bocciato al concorso per coordinatore educativo perché alla lupa di allora non piaceva chi collaborava con cattedre universitarie e partecipava ai convegni nazionali in qualità di relatore, ma non era raccomandato da nessuno. A quella lupa piacevano i clienti con la scuola media superiore muniti di precise tessere.
Procedimenti e processi a confronto. Ma se il modo di procedere è sempre lo stesso, perché parlare di processi comunicativi? Non è forse il processo tutt’altra cosa? Quello di Galileo non fu un processo, fu un procedimento amministrativo. Se si continua a negare che sia la terra a girare attorno al sole, con lo sguardo della luna degli innovatori attonito ed esterrefatto, perché parlare di processi? Guardare ai processi significa rendersi conto che la città chiede competenza e professionalità e non procedimenti con cavillose procedure burocratiche che permettono di reiterare il meccanismo della salvaguardia dei privilegi. Niente da eccepire sul programma e sull'ente formatore: il Formez. Condivido a pienissime mani questi aspetti e io stessa mi ritengo fortunata di poter consultare il materiale messo a disposizione. La mia critica non è sul "cosa" e sul "come" ma sul "per chi".
A chi affidare la propria mano? Chi osa ancora sperare che la palude venga bonificata dagli elenchi precostituiti di chi deve essere ammesso o deve vincere le selezioni, rifugge dalle corti e dignitosamente si avvicina solo quando vede che il proprio contributo può avere un senso si chiede: “a chi affidare la propria mano?"
Veltroni ci aveva provato a far emergere le professionalità interne all'amministrazione e io stessa non posso non riconoscere che il portale Marco Aurelio e i "saperi all'opera" sono una evidente best practice, accreditata e riconosciuta anche nella vetrina delle vetrine: il Forum PA. Io stessa, cavaliere e cantore della PA che cambia ne ho parlato con entusiasmo in un mio precedente post.
Un bel giorno pieno di affanno, caro Alemanno, incontrai Veltroni in Campidoglio e feci per avvicinarmi, ma le guardie del corpo mi respinsero e allora io, con quanto fiato avevo in gola gridai: "Veltroni, quando selezionerai il personale in base ai curriculum?" La stessa domanda faccio oggi a te. L'elettorato comprende che non basta un cosmico e comico "ma anche". Se anche Brunetta "entra nel merito" per uscirne subito dopo... a chi altro lanciare questa sfida?
Sii il Magnifico! Oh Alemanno. lascia che i piccoli Giotto che si avvicinano a corte trovino i tuoi Verrocchio: dirigenti che sanno riconoscere il talento e potenziarlo e passerai alla storia come Alemanno il Magnifico!
Lorenzo fu il Magnifico poiché puntò sul talento e non più sul vassallaggio medievale. Sulla sua scacchiera si muoveva la creatività dei “non inquadrati”. Insomma si muovevano su quella scacchiera anche gli alfieri e non solo le torri: la poesia, le arti, l’architettura, l’ingegneria, sulle quali ancora viviamo di rendita. A quanto pare Il capitale umano è una grande risorsa! Fai in modo che gli alfieri interni all’amministrazione, quelli malridotti della poesia di Kavafis, che cercano in tutti i modo di acconciarsi ma non ci riescono poiché sono letteralmente schiacciati dall’abilissimo vassallaggio dei torrioni impettiti, trovino respiro! Fai in modo che quelli che non procedono come le torri, nell’avanti e indietro inquadrato dallo stagno normativo costruito su misura, ma usano il pensieo divergente e si muovono in trasversale, con abilità altre. trovino dirigenze illuminate e non imbottigliatori che forniscono etichette. sulla base di suggerimenti clientelari. Le torri sono figlie del procedimento e sono indispensabili per il mantenimento di un organizzazione. Gli alfieri sono i promoter del nuovo, gli animatori dei processi di cambiamento, apprendimento e miglioramento continui e sono da rintracciare con metodi altri. Che ne dici di selezionare il personale in base alle competenze e partendo quindi dalle o di Giotto che sanno fare? Lo potremmo addirittura chiamare “Progetto Giotto” e potrebbe contemplare una selezione del personale in base alle attitudini ed ai curriculum. Utopia? In America e in Gran Bretadna lo fanno. La fuga dei cervelli italiani lo testimonia.

Esclusa dal concorso interno poiché non inquadrata. Si cercano ancora torri e non alfieri. ma quelli che è più incredibile è che si esclude per un concorso per comunicatore una persona con una laurea in comunicazione. Si vede che non è abbastanza torre e non è andata abbastanza tempo avanti e indietro inchinandosi ad ogni quadratino. Ma Giotto non si inchinava per raccattare consensi mosso dall’asservimento in vista di un procedimento. Giotto aveva lo sguardo verso l’alto del discepolo che guarda ai Maestri e all’amministrazione come una guida a cui offrire un suo piccolo tratto, con dignità e amore per l’apprendimento. E fu paradossalmente il grande Verrocchio ad inchinarsi verso di lui (Uno straccione sconosciuto dal basso, assolutamente non inquadrato) per scoprirne ed attivarne l’ingegno. Quello si che non fu un procedimento amministrativo ma a piene mani un processo comunicativo!

Mi dicono che posso fare “ricorso”, ma io non faccio ricorso, io faccio “appello”. Faccio appello alla tua coscienza e lancio questo messaggio in bottiglia nell'oceano della rete, nella speranza che i carbonari del terzo millennio, che non si incontrano nelle cantine ma nel Web, possano trovare respiro. Non ti chiedo il posticello per me, ti chiedo la libertà di espressione per tutti i disubbidienti,
gli innovatori che, nello spirito di questo blog che si chiama comunitando, cercano una comunità che non ha niente ma niente niente a che vedere con la “comunella”. Le comunità fanno capo agli homo sapiens, ai Galileo di tutti i tempi, le comunelle fanno capo agli homo insipiens. Rifletti Alemanno…rifletti!!!